Sono giorni che non scrivo e ogni volta mi sembra di perdere una parte di me, sento strappare quella vena che mi salva dalla lieve depressione. La depressione assenza-scrittura. Passano i minuti al telefono, le ore di conversazione alle cene, i partyes organizzati, le ricerche fotografiche, le difficoltà d'essere compagna, e poi torno alla letteratura.
Sforno frasi e pagine quasi tutte le notti, le annoto su un blocchetto ad occhi chiusi, mentre fuori dalla mia camera il mondo dorme. Al mattino non sono che scarabocchi infantili, forme geometriche e simboli indecifrabili; provo a ricordare e riporto in "bella copia" sul diario.
Chissà perchè Dio mi bacia nel mezzo della notte.
Dovrei lavorare ad un articolo, ma ho la testa altrove:
1. mi interrogo sui rapporti umani
2. penso all'inaffidabilità di alcune categorie di mestiere
3. ho un senso eccessivamente poetico della vita
Passati circa 90 minuti, il tempo di una partita di calcio senza recuperi, a guardare il soffitto e cercando di darmi delle risposte, sento un leggero/enorme vuoto:
1. mi mancano terribilmente le brillanti conversazioni filosofiche sulla vita (...)
2. sento il bisogno di vedere il mio primo psicologo
3. temo, sorridendo, di andarmene molto presto
Detto/scritto questo, lascio il mio blog con un pensiero, non meno pessimista di molti miei altri, ed è quello della convinzione che a nessuno importa di nessun'altro. Siamo degli egoisti. Nessuno escluso. L'altruista più puro è colui che aiuta il prossimo per compensare il suo bisogno di dare, per sentirsi accettato o in pace con se stesso. Con l'illusione di avere la coscienza a posto, si dorme sogni sereni.
And so...
And so...