Mi sarà sempre impossibile leggere Platone, se sento urlare l'ignorante che si elegge a legge.
Mi sarà sempre impossibile evitare smorfie di sdegno, se due amiche si appellano con "meretrice" sorridendo.
Non mi sono mai impegnata a farmi voler bene; mi si ama o mi si odia. Ed è normale, gli uomini mi amano e le donne, bè solo alcune donne mi amano; il resto è incline all'invidia, alla gelosia, alla cattiveria. Le donne che presso di me si sono rifugiate, scaldate, innamorate, sono anni luce lontane dalla mediocrità, dall'ipocrisia, dalla menzogna. Sicure perchè belle, altezzose perchè intelligenti, capaci di un tale disprezzo verso le meschine, che è normale le si odi, queste donne non scendono a compromessi; trionfano, tutti qui.
Per alcuni uomini la complessità è una malattia difficile da debellare, per uomini che mangiano, bevono soprattutto, dormono, se sono fortunati e trovano le amiche (quelle che si appellano con "ehi, meretrice..") , potrebbero anche sperare di copulare. Per altri, la complessità, è l'eccitazione che si fa urgenza di vivere, è l'istinto verso l'unicità, il bisogno del meglio, la voglia di entrare in un più profondo contatto.
Per sfortuna della categoria femminile (che io amo, terrei a precisare), ho constatato la difficoltà di alcune singole, nel distinguere il sentire e il ragionare. Succede alle limitate, quindi, di riuscire a sentire, poniamo come esempio il momento intimo a letto, di provare delle sensazioni, ma senza la capacità del ragionamento. Sentono e basta. L'altra categoria, invece, ha la doppia capacità, ed ogni attività viene inglobata da mente e corpo e in alcuni casi tutto diventa fisicamente coinvolgente e mentalmente distaccato. O viceversa.
Mi capita, per entrare in un'atmosfera precisa, prima di scrivere una lettera, prima di un incontro, prima di fare l'amore, di bere qualche sorso di Colette o di M.Callas o Baudelaire e in questo modo sento di avere la vena giusta, di poter scivolare in quella via. E mi chiedo, quando sento certe "uscite" da boccacce non lavate, cosa fanno queste per arrivare a tanto? Una sorsata di Coca-Cola e flato libero? Queste che masticano bocconi di cibo come maschiacci male educati, che ruminano cicche facendo veder l'ugola arrossata. La verità è che spengono in me ogni desiderio, ogni voglia di contatto, anche la più banale, anche quella del saluto (che quasi mai nego). La verità è che io ho bisogno di stimoli, ma solo davanti a queste fiamme spente, mi si arrovella l'intestino dallo sprezzo; ho bisogno di stimoli e stimoli voglio dare anche alle persone che mi stanno accanto e quando vedo con tristezza, che di queste persone si circondano, alcune persone che io amo, capisco la debolezza degli uomini, degli esseri, dell'intelligenza stessa.
I punti deboli dei bagagli altrui sono così pesanti, da poterli vedere ad occhio nudo. Cassiere ai loro posti in un supermercato ridacchiano delle belle fanciulle che passano, le loro risa coperte da quei "biiip, biiip" delle casse, saranno pianti delle 21.00, quando staccheranno e a casa non le aspetterà nessuno. Parrucche colorate che coprono l'assenza di personalità di una ragazza in discoteca, a quale età non si sa, si è perso il conto tante sono le volte che la si è vista; beve per dimenticare, ma dimenticare cosa? La mattina sarà sempre la stessa, solo più stordita e con un alito insopportabile. Io, qui, nella tranquillità del mio disordine, aspetto solo i loro danni e guarderò la loro degradazione scivolare insieme ai loro anni, mentre i loro amici mi diranno in coro :"Avevi ragione. La complessità è migliore". E poi finisce sempre che l'uomo, malinconico, si ferma a pensare, dopo che la musica ha cessato di suonare, vede la pista vuota, le "meretrici" saranno in qualche squallida toilette (che loro chiameranno con un altro nome), le tracce di rossetto sulla camicia; fuori, la solitudine. Il momento d'estasi è finito, l'ebbrezza alcolica cala e, cosa rimane? Le risa contano poco se non si è pianto insieme.
Insistiamo a vivere, ma non sappiamo quale direzione prendere e vaghiamo incerti, per di qua, per di là, oltre la siepe o non attraversando quella siepe. Padroni, padroni di noi stessi, liberi di sprofondare negli abissi più oscuri e inesplorati, nelle acque della complessità o liberi di galleggiare, perchè meno faticoso, meno rischioso. Io ho deciso di scendere, di non veder nulla, ho scelto il buio; sono un essere errabondo e mutevole, ondoso, nodoso, sensuale e teatrale e per una vita come questa si rischia di innamorarsi.