giovedì 6 gennaio 2011

Se la serotonina si nutrisse di libri, io sarei sempre al settimo cielo


Oggi ho finito di leggere "Le vergini suicide" di Jeffrey Eugenides. E' un periodo di autrici suicide, amo la loro scrittura dell'aldilà, rasente la morte, anche se combattiva e vivida.
E' stata una giornata incredibilmente attiva, anche se avrei potuto fare di più. Dopo una tazza fumante di caffè forte, ho scritto una pagina per lavoro, una di diario, una lettera, una ricerca sul web (questa è un'abitudine quotidiana), ho preso un quaderno nuovo dove stilerò la lista delle entrate e delle uscite del 2011 (giusto per darmi una regolata).
Sono tanti i buoni propositi per l'anno nuovo, inizierò col darmi delle regole e continuerò il lavoro su me stessa. Mi sono imposta di guardare almeno un film al mese in lingua francese, due al mese in lingua inglese, questo per migliorare nel lessico e nel listening; continuerò a leggere molto, ma dovrò esercitarmi nella scrittura più spesso, non c'è speranza di scrivere bene se manca l'esercizio.
Se potessi cambiare la durata del giorno, quindi se avessi a disposizione 4o ore anzichè 24, ricomincerei a prendere lezione di pittura e pianoforte, ma il giorno e la notte non li scandiscono il mio volere, qualcuno al di sopra di tutti noi ha voluto così e a me tocca fare delle rinunce, seppur a malincuore.
Vorrei concretizzare almeno due dei miei desideri e delle mie ambizioni quest'anno, vederli prender forma e mi piacerebbe fare un altro viaggio in solitudine, magari in una città d'arte italiana, chi lo sa. Ho bisogno di stimoli per la mia scrittura, di parlare con persone interessanti e veder nascere un discorso che possa insegnarmi qualcosa. L'altro giorno , ad esempio, ho scoperto cos'è il potlatch -riporto qui un copia e incolla da wikipedia -(è una cerimonia che si svolge tra alcune tribù di Nativi Americani della costa nordoccidentale del Pacifico degli Stai Uniti e del Canada, che assume la forma di una cerimonia rituale, che tradizionalmente comprende un banchetto a base di carne di foca o di salmone, in cui vengono ostentate pratiche distruttive di beni considerati "di prestigio") e nessuno all'infuori di me può capire la gioia che ho provato nell'apprendere questo nuovo termine. Niente mi rende più felice dell'imparare. Una casalinga potrebbe rivelarmi il segreto della sua ricetta, io sarei ugualmente felice. Se la serotonina si nutrisse di libri, io sarei sempre al settimo cielo.
So che dovrò convivere con giorni esplosivi di creatività e con altri di apatia. Non mi spaventa. So che cercherò la solitudine per ricaricarmi e mettere ordine ai miei pensieri, so anche che verrà il momento in cui la mia vita sociale diventerà intensa, e allora uscirò e sarà bello parlare di niente e sarà altrettanto bello ascoltare una musica di cui non acquisterei mai il cd.
Se solo riuscissi a spiegare alle persone che amo, che i miei silenzi non sono un allontanamento, ad un'amica, che se evito un abbraccio non è perchè non lo desidero, ma perchè ne vorrei di più...
Se solo riuscissi a non serbare livore, se la mia mente avesse la capacità di cancellare una parte di memoria, allora forse potrei essere felice per sempre. Ma le mie spalle sono curve quando ci penso, e lo stomaco fa male, tutto s'incupisce ed è come partorire sapendo che avrai un bambino morto.
Ma questo è il lavoro che mi da' la vita e darà i suoi frutti e il mio benessere e malessere saranno la chiave per ciò che creerò. E so che non avrò vissuto finchè non vedrò nascere un fiore dal mio sudore.
Mi assumerò tutte le responsabilità delle mie scelte e rattopperò i miei errori; sarò buona e leggerò ogni mattina la massima di Confucio (ma ci sono altre teorie sull'appartenenza alla frase) scritta a caratteri cubitali:

NON FARE AGLI ALTRI CIO' CHE NON VORRESTI FOSSE FATTO A TE.

L'egoismo rovina sempre tutto. La maturità inizia dall'ammissione delle proprie colpe.

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